Caro Montanelli,
La sua posizione su eutanasia e suicidio più o meno assistito è in parte condivisibile e comunque degna di ascolto e di rispetto. Dove la seguo meno è nel criticare la posizione della Chiesa. Il Vaticano difende una ideologia (o religione, fa lo stesso) che scrive «tu non conoscerai il giorno della tua morte», e che del diritto alla vita fornisce interpretazioni a volte bizzarre (benedizioni alle truppe armate, meglio un bimbo morto di fame o di Aids che un preservativo, eccetera). Non credo che l'approvazione della Chiesa sia necessaria né a Montanelli né a chiunque altro per pensare e decidere con la propria testa. A volte, mi scusi, mi vengono in mente quei mariti che vorrebbero correre dietro alle squinzie con la benedizione della moglie. Non è ai preti che bisogna chiedere di scienza o di simpatia umana, loro sono dei funzionari zelanti e un po' ottusi. Sono convinto che il Capo sia molto meglio.
Alberto Nencioni, nonsolodoc@galactica.it
Caro Nencioni,
Credo che su questo punto ci sia tra noi un grosso malinteso (e se sia colpa mia o sua è una domanda senza senso perché in nessun caso si tratterebbe di colpa). Vediamo invece di chiarirlo, questo malinteso. Io non mi sono mai sognato di contestare alla Chiesa il suo diritto a restare fedele a se stessa, cioè ai comandamenti che le vengono dalla Dottrina. Ch'essa sia contro l'eutanasia perché la Dottrina, cioè il Verbo attribuito al Signore, prescrive che l'uomo debba ignorare il giorno della propria morte, è più che naturale, e non vedo come potrebb'essere altrimenti. Ma ch'essa pretenda d'imporre questo comandamento anche a me che non ho la fortuna (e la prego di fare a ttenzione alle mie parole: dico e ripeto: non ho la fortuna) di essere un credente, cercando in ogni modo e attraverso tutte le influenze di cui dispone - e che non sono, come lei sa, poca cosa - di travasarlo nella legge civile, in modo che diventi obbligatorio anche per noi non credenti, le sembra giusto? A me, no. A me sembra che l'insegnamento della Chiesa debba valere per chi crede nella Chiesa, cioè per i «fedeli». Ma non per i «cittadini», fra i quali ci sono - e in larga maggioranza - i miscredenti, gli agnostici, i seguaci di altre religioni. Perché costoro devono adeguarsi a un «credo» nel quale non credono? La Chiesa ha tutto il diritto di continuare a predicarlo e di fare tutti i suoi sforzi per svogliare, per esempio, i medici dal praticare la cosiddetta «dolce morte» anche nei casi in cui la vita è diventata, per il paziente, una tortura senza speranza. Finché essa opera e si appella alla Legge Divina, è libera di dire e di fare ciò che vuole. Ma quando cerca d'influenzare la Legge civile, commette un abuso perché toglie al cittadino una scelta che gli appartiene. Ma purtroppo il caso dell'eutanasia diventa irrilevante se comparato a quello di altri pronunciamenti. Lei ha l'aria di prendere un po' sotto gamba lo slogan «Meglio un bambino morto di fame o di Aids che un preservativo», ma badi che questa è di fatto la filosofia della Chiesa. Ho il sospetto - e la speranza - che i missionari - che della Chiesa rappresentano di gran lunga il meglio e che hanno sott'occhio la catastrofe demografica del Quarto Mondo - non vi si adeguino sempre, anzi quasi mai. Ma che il pensiero della Chiesa, sempre per la intoccabilità della Dottrina, conduca alla condanna del preservativo e di qualsiasi altro contraccettivo anche là dove l'eccesso demografico di appestati moribondi si profila come una catastrofe, è vero e regolarmente confermato dal pergamo. E le pare, scusi, che tutto questo sia accettabile solo perché Montanelli e quelli come lui della Dottrina s'infischiano e fanno poi di testa loro? Continuino a farlo, lei dice, ma senza chiedere alla Chiesa di approvarli come certi mariti chiedono alla moglie il permesso di cornificarla. Mi scusi, ma il paragone sembra abbastanza infelice. Qui mi pare che siano in gioco ben altro che le corna e la diplomazia coniugale. Qui la Chiesa deve decidersi. Con chi sta? Con la Dottrina o con la catastrofe demografica?
1) Non c'è, nel mondo, alcuna catastrofe demografica alle viste. Vent'anni fa si parlava di «bomba demografica», oggi non se ne parla più. Anche la demografia si regola con l'educazione.
2) La Chiesa sollecita la «paternità responsabile»: avere i figli che si possono mantenere ed educare. Il censimento in India ha dimostrato che la crescita demografica 1980-1990 è stata del 30 per cento per i musulmani, 24 per cento per gli indù, 22 per cento i buddisti, 16 per cento i cristiani. Le donne cristiane si sposano dopo (non 15-16 ma 18-19), studiano, lavorano e migliorano la propria condizione. Le suore di Madre Teresa hanno centinaia di consultori per i «metodi naturali», che funzionano.
3) I più poveri, non cristiani, sono quelli che hanno troppi figli. Ma la Chiesa non ha alcun influsso su questi. Tra un mese vado in Bangladesh: su 130 milioni di musulmani e indù, i cristiani sono lo 0,3 per cento: qualunque cosa dica la Chiesa non conta nulla. Ci vuole educazione: ma chi va ad educare? I tentativi di regolare le nascite con la violenza sono falliti. A meno di fare come in Cina, dove si uccidono i figli (soprattutto le figlie) che vengono dopo il primo, col risultato che oggi mancano drammaticamente gli uomini in età di matrimonio.
padre Piero Gheddo, Pime (Milano)