Sul terzo segreto di Fatima la censura del papa buono
CORRIERE DELLA SERA
14 ottobre 1997
CULTURA
di Vittorio Messori
MISTERI Perche Giovanni XXIII non rivelo il contenuto del messaggio? Forse annunciava la crisi di fede che avrebbe colpito la Chiesa
Sul terzo segreto di Fatima la censura del papa buono
Rivelazione inedita del «segreto» meglio custodito del mondo? No: semplice riconferma di un'ipotesi, fondata ma avanzata più volte. Insomma, le parole di René Laurentin - il maggior mariologo vivente - non sono lo scoop clamoroso di cui parlava dome nica sera il Tg1. Proprio con l'abbé Laurentin ho spesso parlato del «terzo segreto di Fatima». Ma ne ho parlato anche nella prima intervista mai concessa da un Prefetto dell'ex-Sant'Uffizio, nella cui cassaforte si conserva il foglietto manoscritto da suor Lucia. Ricordo bene il «sì» asciutto, immediato, con cui il cardinal Joseph Ratzinger rispose alla mia domanda: «Eminenza, Lei ha letto il cosiddetto terzo segreto di Fatima?». In Portogallo, poi, ho esaminato la questione (tanto complessa qu anto «pericolosa», per l'attrazione che esercita su visionari o folli) con gli esperti delle apparizioni del 1917 nell'Estremadura. Sulla base, dunque, del dossier autentico di cui si dispone e non delle fantasie apocalittiche che circolano, mi par e di dover concordare con René Laurentin. Il «terzo segreto» non annuncerebbe, dunque (il condizionale è d'obbligo), cataclismi cosmici, ma la crisi della fede, l'apostasia che avrebbe colpito la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. «Aspettavamo la p rimavera ed è venuta la tempesta», lamentava l'ultimo Paolo VI, di fronte all'esodo di un terzo dei sacerdoti e delle religiose, mentre antiche e nuove tentazioni ereticali coinvolgevano l'intellighenzia clericale e i praticanti abbandonavano in mass a le chiese. C'è addirittura chi afferma che la drammatica denuncia di papa Montini («Il fumo di Satana è penetrato da qualche fessura nella Chiesa di Cristo») sia tratta di peso dalle 28 righe in portoghese di cui sembra sia composto il celebre «segreto». A conferma della lettura «ecclesiale», sta la sola frase che si conosce della rivelazione sinora «censurata»: «Il Portogallo si manterrà sempre nella nostra dottrina (dogma, nell'originale) della fede...». Sembra evidente che, qui, sia annun ciato un privilegio, in una Chiesa dove quella «dottrina» non sarà mantenuta. A ulteriore conferma c'è il fatto che, facendo pervenire a Roma il testo dove trascriveva (verso la fine del '43) quanto udito dalla Vergine nella terza apparizione del 13 luglio 1917, suor Lucia ammonì che la busta non andava aperta prima del 1960. «Perché allora» precisò «tutto sarà più chiaro». In effetti, Pio XII morì, nel 1958, rispettando la consegna; la busta fu aperta nell'agosto del 1959 da Papa Roncalli. Nel gennaio precedente aveva annunciato la sua intenzione di indire il Concilio che sarebbe stato chiamato Vaticano II; sin dall'inizio del suo pontificato aveva cominciato a burlarsi di quelli che chiamava «profeti di sventura»; la situazione internazio nale sembrava volgere al progresso senza nubi; la situazione interna della Chiesa pareva eccellente. È chiaro che il «segreto» - se davvero annunciava la «tempesta» che presto sarebbe venuta - contrastava, e gravemente, con la strategia roncalliana d el sorriso e dell'ottimismo a ogni costo. Da qui la consegna del misterioso manoscritto agli archivi e la grave decisione di non rispettare la consegna (che suor Lucia affermava di aver ricevuto dal Cielo stesso) di rendere pubblico il contenuto entr o il 1960. Si dice che i papi successivi, da Montini a Wojtyla, siano stati in qualche modo «prigionieri» di quella decisione di Giovanni XXIII. In effetti, come ammettere che, non rispettando addirittura avvertimenti divini, Roncalli non aveva assun to misure di prudenza per arginare l'annunciata crisi della Chiesa? Se davvero così stanno le cose, alla luce di quanto è poi successo, Laurentin ha ragione anche quando constata che è «un peccato» (termine significativo, in bocca a un teologo) che s i sia decisa la censura invece della doverosa pubblicazione.