Consulta, un quadro al posto del crocifisso

CORRIERE DELLA SERA
Mercoledì, 14 novembre 2001
COSTITUZIONE CORTE COSTITUZIONALE

di Marco Galluzzo

«Rivoluzione» alla Corte costituzionale. Il presidente Ruperto, cattolico: era caduto, ho deciso di non riappenderlo

Era nella sala delle udienze dal ' 55: sostituito da un dipinto con la Sacra famiglia. «Non c'è più una religione di Stato» Consulta, un quadro al posto del crocifisso «Rivoluzione» alla Corte costituzionale. Il presidente Ruperto, cattolico: era caduto, ho deciso di non riappenderlo

ROMA - Materialmente lo hanno staccato i muratori, durante il restauro della sala delle udienze. Ma il presidente, alla fine dei lavori, ha deciso di non riappenderlo. Così, dai primi di novembre, il crocifisso è s comparso dal salone più importante del Giudice delle Leggi, dalla vista dei custodi della Carta della Repubblica, dalla stanza dove si riuniscono in pubblica udienza gli uomini che dirimono i conflitti fra gli organi costituzionali e decidono la sorte delle norme approvate dal Parlamento. Chi vorrà verificare di persona potrà farlo il 20 novembre, data della prossima udienza pubblica della Corte costituzionale. Il crocifisso era appeso dietro la sedia del presidente, oggi è scomparso. Al suo posto luccica la veste rossa della Madonna dipinta nel Cinquecento da Perin del Vaga: il quadro rappresenta una Sacra famiglia, Maria ha in braccio il Bambino, dietro di lei Giuseppe. Un prestigioso dipinto d'arte sacra ha sostituito il simbolo di Gesù crocifisso. Stava lì dal 1955, da quando al laico Enrico De Nicola toccò il compito di guidare la neonata Consulta. Per un piccolo paradosso della storia è stato il cattolicissimo Cesare Ruperto ad archiviare la tradizione. Il cambiamento forse farà discutere, certamente ha creato più di qualche malumore fra i corridoi del palazzo che prima della Grande Guerra ha ospitato il ministero delle Colonie, e prima ancora i tribunali dello Stato pontificio. Almeno un paio di giudici, scoperta la sostituzione, hanno esternato al presidente un pacato dissenso. Ne è nato un piccolo caso, con un giudice incaricato di seguirlo, trovare una soluzione pratica e giungere a una mediazione. Per una volta non è stato un cavillo, o un'interpretatio iuris (come direbbero i protagonisti della vicenda), a mettere tutti d'accordo. La soluzione è uscita dal cilindro di Claudio Strinati, soprintendente ai Beni artistici e storici di Roma: gli è stato chiesto un quadro che potesse sostituire nel modo più degn o il simbolo del crocifisso, lui ha trovato a Palazzo Barberini un Cristo portacroce del Seicento, dipinto da Girolamo Muziano. Ruperto, così come gli altri giudici, ha gradito. Qualcuno ha commentato, a smentire definitivamente qualsiasi sospetto an tireligioso: «Ora la sala sembra quasi una sagrestia». La scelta di appendere il quadro di Muziano alle spalle del pubblico, proprio di fronte allo scranno della Corte, è caduta nel segno di un vecchio suggerimento di Calamandrei: il simbolo di Cristo i magistrati dovrebbero averlo davanti a loro, non alle spalle. Il monito del più drammatico degli errori giudiziari - sosteneva il grande giurista - sarebbe stato in questo modo più efficace. Oggi il cattolico Ruperto conferma quell'intuizione, v alida evidentemente anche per un dipinto: «Guardandolo, durante ogni udienza, mi assimilo con Lui». Ma perché allora non riappendere il crocifisso? E' lo stesso Ruperto a spiegare: «Togliere un crocifisso è sempre un sacrilegio, non mi sarei mai sognato di farlo. Durante i lavori di ristrutturazione era caduto a terra e si era scheggiato. Alla fine dei lavori, che hanno riportato alla luce i vecchi affreschi parietali, visti anche i magnifici quadri che oggi adornano la sala, non era più il caso di riappenderlo. Sia per ragioni estetiche, di arredamento, sia giuridiche: la Corte è organo costituzionale che giudica delle leggi e non degli uomini, non ha senso produrre il dubbio che giudichiamo secondo principi extragiuridici. Del resto il cattolicesimo non è più da tempo religione di Stato. Il crocifisso per ora lo conservo nel mio appartamento, ne ho uno in tutte le stanze, e verrà restaurato. Chi verrà dopo di me sarà libero di fare, se vorrà, un' altra scelta». I giudici laici applaudono. Non vogliono essere citati, ma non risparmiano commenti: «Ruperto ha dimostrato una sensibilità rara che altri non avevano avuto - dice uno di loro -. Lo considero la persona più cristallina e autonoma che esista, e per di più con una fede immensa, che toglie qualsiasi dubbio sulla scelta». Altri, cultori del riserbo, non si sbottonano più di tanto: «La Corte in quanto tale non ha preso alcuna decisione. E' stata una scelta interamente presidenziale». Che ha fatto discutere, ma che ora, a quanto pare, è solo un ricordo. Come la vecchia formula di rito che pronunciavano sino a qualche anno fa i testimoni nei processi, giurando «davanti a Dio».
(Marco Galluzzo)

LA SCHEDA FUNZIONI
La Corte costituzionale è l'organo che decide sulla legittimità costituzionale delle leggi e sui conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato I GIUDICI La Corte è composta da quindici giudici. L'incarico dura nove anni e non è rinnovabile. Attualmente il presidente della Consulta è Cesare Ruperto




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