XX Settembre. La battaglia che ha unito e diviso l'Italia

CORRIERE DELLA SERA
Martedì, 19 settembre 2000
STORIA

di Vittorio Messori

XX Settembre. La battaglia che ha unito e diviso l' Italia

Si trattò di un' autentica rapina

A 130 anni da quell'alba in cui le batterie di Raffaele Cadorna apersero il fuoco dalla via Nomentana, un possibile, schematico bilancio c attolico distingue il piano storico da quello provvidenziale. Al livello della storia, la spoliazione sabauda fu un'autentica rapina, una serie di atti di pirateria internazionale. Il tutto ammantato dall'ipocrisia (i plebisciti truccati, le motivazioni truffaldine di «tutela dell'ordine pubblico»), dalla retorica patriottarda per troppo facili vittorie e dalle giustificazioni patetiche per le disfatte (i nuovi fucili francesi, gli chassepots, responsabili della fuga di Garibaldi a Mentana... ). Se solo il governo del remoto Ecuador espresse a Pio IX solidarietà dopo il 20 settembre, i popoli cattolici di tutto il mondo si strinsero attorno alla vittima del sopruso. In una lettura di fede, ebbe invece ragione Paolo VI che definì provviden ziale il fatto che la Chiesa, seppure tra violenze e ingiustizie, fosse stata liberata dal fardello del dominio temporale. Quella «gran seccatura», come lo chiamava Pio IX, tempra di pastore prigioniero di un ruolo anche di sovrano che impacciava il suo afflato religioso. Eppure, ora vediamo con chiarezza come papa Mastai abbia avuto ragione nell'opporsi a una spoliazione che pure era spiritualmente benefica, come egli stesso intuiva. Ebbe piena ragione nel respingere quel diktat unilaterale che era l'ipocrita Legge delle Guarentigie, dove era lo Stato italiano che, benignamente, elargiva concessioni che poteva revocare a piacere. Senza la tenace resistenza di quel santo vecchio, senza il rinchiudersi, dichiarandosi prigioniero, nel palazzo vaticano, non si sarebbe giunti a quegli accordi lateranensi del 1929 che segnarono il punto di arrivo ideale. Tornava, con quella Conciliazione, il papa anche re: di un territorio di 0,44 chilometri quadrati, il più piccolo Stato del mondo, ma uno Stato vero, tanto che nemmeno i paracadutisti tedeschi, nel 1943, osarono varcarne il confine, costituito da una linea gialla dipinta sull'acciottolato di piazza San Pietro. Era proprio ciò che Pio IX voleva: un papa libero nel suo magistero perché padrone in casa sua, con un territorio al contempo simbolico ma inviolabile. Per non fare la fine dei suoi predecessori, ospiti ad Avignone dei re di Francia; o del patriarca di Costantinopoli, alla corte prima degli imperatori e poi del sultano. Alla fine, insomma, è stato l'apparente sconfitto del Risorgimento a vincere la partita. E Pio IX avrà sorriso dal suo paradiso allorché Palmiro Togliatti stesso si affannò per convincere i suoi a inserire nella Costituzione democratica e repubblica na quei Patti del ' 29 firmati da un re di Savoia e da un duce di Predappio. Di meglio, il prigioniero, lo spogliato del 1870 non poteva desiderare. Così, per quanto importa, ogni volta che passo davanti a Porta Pia e vedo il bronzeo bersagliere all' attacco, da cattolico, sorrido io pure: «Vous avez fait la revolution sans nous et contre nous, mais pour nous».

(Vittorio Messori)




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