Tentativo di riaprire il dialogo ecumenico ma rimane la frattura
KIEV - Per il Papa prima Messa celebrata in Ucraina, a Kiev, durante la sua visita contestata dagli ortodossi ucraini fedeli al Patriarcato di Mosca. Dopo le dure manifestazioni di protesta dei giorni scorsi contro la visita di Giovanni Paolo II nell’ex repubblica sovietica, la Chiesa ortodossa dell’Ucraina in comunione con Alessio II, ha fatto sapere che il suo leader, il metropolita Vladimir non sarebbe rimasto a Kiev ad accogliere il pontefice. Pur di non incontrarlo, Vladimir ha preferito dare forfait, in perfetta sintonia con Alessio II che aveva dichiarato che la visita del papa è «'in un certo senso una sfida lanciata dalla chiesa cattolica romana. Non pacificherà i rapporti,ma li rendera' piu' difficili». Il Vaticano ha replicato che la chies ortodossa rischia in questo modo di «perdere il treno della storia». In ogni caso parole e scelte degli ortodossi rischiano di vanificare il viaggio del Papa, pensato con l’intento di rappacificare le chiese cristiane del Paese e cercare di dare un nuovo impulso al dialogo ecumenico.
LA FOLLA HA ACCOLTO IL PONTEFICE CANTANDO - «Gli ucraini ti amano», ha cantato invece una piccola folla che aspettava il Pontefice nell'aeroporto indirizzandogli un lungo e caloroso applauso. Un'atmosfera serena dopo le polemiche e le proteste degli ortodossi più intransigenti. La missione del Papa è seguita con grande interesse dalle autorità e con speranza dall'opposizione. «La visita contribuirà a una maggiore maturazione della società ucraina», ha detto l'ambasciatore Orel.
IL DISCORSO -«Non sono venuto per fare proseliti», dice il Papa appena sbarcato a Kiev e subito chiede perdono «per gli errori commessi» e offre perdono «per i torti subiti. Ricorda l'indipendenza del Paese, nella quale vede la mano di Dio, e la tragedia di Cernobyl. Giovanni Paolo II comincia con un omaggio alla fede dell'Ucraina: «Quanto hai sofferto - dice - per rivendicare in momenti difficili la libertà di professarla». E da subito entra nel cuore del problema dei difficili rapporti con gli ortodossi del patriarcato di Mosca che non lo vogliono qui. «Pellegrino di pace e di fraternità - dice - confido di essere accolto con amicizia anche da quanti, pur non appartenendo alla Chiesa cattolica, hanno il cuore aperto al dialogo e alla cooperazione. Desidero rassicurarli che non sono venuto qui con intenti di proselitismo».
ACCUSE - Proprio questa è la principale delle accuse che gli ortodossi russi rivolgono al mondo cattolico: cercare di catturare fedeli storicamente appartenenti all'ortodossia. «Ricordo con piacere - prosegue il Papa - che i rapporti tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Kiev - hanno conosciuto periodi luminosi: guardando ad essi ci sentiamo incoraggiati a sperare in un futuro di sempre maggiore intesa in un cammino verso la comunione piena. Vi sono stati, purtroppo, anche periodi tristi. Prostrati davanti al comune Signore, riconosciamo le nostre colpe. Mentre chiediamo perdono per gli errori commessi nel passato antico e recente, assicuriamo a nostra volta il perdono per i torti subiti. L'auspicio più vivo che sale dal cuore è che gli errori di un tempo non abbiano a ripetersi per l'avvenire».
INVOCATA LA PROTEZIONE DELLA VERGINE - La protezione della Vergine «su tutti i cristiani e su tutti gli uomini di buona volontà, che vivono in questa grande Nazione», è statainvocata da Papa Wojtyla nel primo atto liturgico compiuto poco dopo il suo arrivo in Ucraina. Sulla strada che dall'aeroporto di Kiev lo portava verso la Nunziatura, infatti, Giovanni Paolo II, che appariva in discreta forma, ha voluto sostare brevemente in preghiera davanti alla piccola chiesa greco-cattolica di San Nicola. La sua preghiera di affidamento a Maria del suo viaggio e dell'intera Nazione è stata pronunciata da Giovanni Paolo II in ucraino, davanti ad una piccola folla.