L'ALLARME
La liturgia della Chiesa cattolica è minacciata dalla "creatività" di quei sacerdoti e di quelle comunità che la modificano a loro piacimento e arrivano talvolta al punto di trasformate la Messa in uno show. C'è il rischio di non sapere più in che cosa consista la liturgia cattolica. A lanciare l'allarme, ancora una volta, è il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il porporato bavarese, va precisato subito a scanso di equivoci, non ha particolari simpatie per i "lefebvriani", non è un tradizionalista nostalgico dell'antico messale, non vuole ribaltare nuovamente gli altari per tornare all' epoca preconciliare. Le sue parole, pubblicate ieri dal quotidiano cattolico francese "La Croix" in una lunga intervista intitolata "I pericoli che oggi minacciano la liturgia", assumono dunque un'importanza particolare. "Tante persone - ha detto il cardinale - si lamentano oggi del fatto che non ci siano più due messe uguali una all'altra, tanto da arrivare al punto di domandarsi se esista ancora una liturgia cattolica. Questo punto di vista - precisa - è senz'altro esagerato, ma il pericolo c'è. Da qui il mio appello: liberiamoci di noi stessi, e abbandoniamoci a una realtà più grande".
Preoccupazione crescente
Negli ultimi anni le dichiarazioni di Ratzinger sulla crisi della liturgia sono state un crescendo. Già nell'autobiografia (La mia vita, 1997), il porporato aveva scritto: "Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita come se in essa non importasse più se Dio c'è e se ci parla e ci ascolta". Nel libro Introduzione allo spirito della liturgia (2001), interamente dedicato a questo argomento, il cardinale aveva fatto osservare che nelle celebrazioni postconciliari "Il sacerdote - o il "presidente" come si preferisce chiamarlo - diventa il vero e proprio punto di riferimento di tutta la celebrazione. Tutto termina su di lui. È lui che bisogna guardare, è alla sua azione che si prende parte, è a lui che si risponde; è la sua creatività a sostenere l'insieme della celebrazione". "L'attenzione - commentava con una punta di amarezza - è sempre meno rivolta a Dio". Nell'ultimo libro-intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald (Dio e il mondo, 2001), Ratzinger è tornato a criticare gli abusi della riforma postconciliare, chiedendo ai confratelli vescovi di essere più tolleranti con i fedeli che chiedono la Messa col vecchio rito come previsto dall'indulto di Papa Wojtyla.
La "riforma della riforma"
Il prefetto della dottrina della fede non intende, con questi interventi, proporre la cancellazione la riforma scaturita dal concilio Vaticano II. Desidera invece far nascere un movimento liturgico dal basso, condiviso, per far comprendere che la liturgia non è solo una componente rituale ma un elemento centrale della Chiesa cattolica e della vita cristiana, in grado di avvicinare i fedeli all'unità con Dio e la sua opera universale. Per questo, a trent'anni dall'entrata in vigore della nuova Messa, propone una lenta e parziale correzione di rotta, da lui ribattezzata "riforma della riforma", che, lungi da buttare tutto all'aria di nuovo, migliori quello che si può migliorare. "Io sono per la stabilità - ha detto nell'intervista il porporato -. Se si cambia la liturgia ogni giorno la cosa si fa invivibile. Ma d'altra parte - specifica - anche l'eccessiva rigidità è controindicata". Affrontare questi argomenti, nella Chiesa, oggi non è affatto facile. Molti liturgisti, infatti, considerano intoccabili fin nei minimi particolari le riforme postconciliari. "Alcuni liturgisti - ha detto ancora Ratzinger - vorrebbero far credere che tutte le idee che non sono conformi alle loro categorie rappresentino un ritorno al passato. Non è così. Io sono evidentemente a favore del Vaticano II che ci ha portato tante belle cose, ma dichiarare questo insuperabile e giudicare inaccettabili tutte le riflessioni con le quali dobbiamo riprendere la storia della Chiesa è un settarismo che non accetto". Per arrivare a una pacificazione e frenare gli abusi ha lavorato molto in questi anni la Congregazione vaticana per il culto divino, guidata dal cardinale Arturo Medina Estevez, che sta per andare in pensione: la sua successione alla guida del dicastero impensierisce non poco chi la pensa come Ratzinger.
Quando la messa diventa show
Sono davvero eccessivi gli appelli del custode dell'ortodossia cattolica, criticato da sinistra perché giudicato troppo conservatore e da destra perché giudicato troppo aperturista? Se si osserva la situazione della liturgia di molti Paesi, non c'è dubbio che si tratti di allarmi giustificati. Ma non occorre andare molto lontano. Ecco due casi recentissimi, a loro modo paradossali e, soprattutto, vicini a noi. Nella parrocchia di Sant'Agostino, ad Albignasego, alle porte di Padova, una domenica dello scorso novembre il sacerdote ha invitato alcuni ragazzi accanto all'altare a ballare una nota melodia dei Lunapop. Nella centralissima parrocchia di San Nicolò, accanto all'Arena di Verona, domenica 16 dicembre il curato, durante la Messa dei ragazzi, ha introdotto in chiesa un mimo vestito da barbone, con un cappellaccio in testa, e quindi una specie di marionetta animata raffigurante un angelo. Due esempi di "creatività" che fa degenerare l'azione liturgica in show.
(Andrea Tornielli)