"Ma Pio IX sugli altari allontanerà i fedeli"

REPUBBLICA
(02 settembre 2000)

Il malessere è diffuso, pochi teologi osano dissentire

"Ma Pio IX sugli altari allontanerà i fedeli"

ROMA - (m.pol) "Non parlo, i vescovi mi hanno già rimproverato". Il domenicano Edward Schillebeeckx, uno dei grandi vecchi della teologia postconciliare, è sulla difensiva. Aver firmato sulla rivista Concilium un appello contro la beatificazione di Pio IX gli è già costato rampogne da parte della gerarchia ecclesiastica. L' appello, dopo aver elencato i demeriti di papa Mastai, dichiara esplicitamente che "la beatificazione rischia di recare alla Chiesa cattolica un danno considerevole", mettendo in dubbio la sincerità dell'attuale leadership ecclesiale, quando si pronuncia a favore della riconciliazione nel mondo attuale.

C'è un aspetto poco conosciuto del pontificato wojtyliano: la sistematica repressione ed emarginazione dei teologi di "parere diverso" rispetto alla linea ufficiale. Così sono pochi, oggi, ad avere il coraggio di parlare anche se l'imbarazzo e il malessere per la beatificazione di Pio IX sono diffusi in molti settori del mondo cattolico. Naturalmente Schillebeecks poi parla e dal suo convento di Nimega critica la decisione di mettere in coppia Giovanni XXIII e Pio IX. "La contraddizione fra i due è evidente - spiega - Pio IX era contro la libertà di coscienza, contro la libertà di religione, contro la tolleranza, contro l'ecumenismo. Di fatto, il concilio Vaticano II ha sconfessato Pio IX". Beatificarlo oggi, insiste, danneggia la Chiesa e aumenterà la disaffezione di molta gente. Di malumori mi parla anche il teologo irlandese Sean Freyne, di Dublino: "L'Irlanda non è più cattolica come prima, aumenta rapidamente fra giovani e donne il numero di quanti abbandonano la Chiesa. Mettere Pio IX sugli altari significa farne un modello e questo non è possibile. Pio IX ha esercitato sulla Chiesa un'influenza negativa con cui stiamo combattendo ancora adesso, un' influenza che si manifesta anche nella mentalità repressiva del Sant'Uffizio nei confronti dei teologi cattolici odierni. Non ho niente da dire sulla personale religiosità di papa Mastai, ma è un paradosso proporlo come esempio ai fedeli". In Germania la teologa Regina Ammicht-Quinn vede preoccupanti paralleli fra i tempi di Pio IX e l'attuale situazione nella Chiesa cattolica: "Anche adesso c'è da confrontarsi con il processo di modernizzazione e allora le scelte sono due: o prevale la mentalità dell'arroccamento e si chiudono porte e finestre oppure ci si apre qal mondo e si guarda a ciò che succede. Temo che come all'epoca di Pio IX la Chiesa odierna sia tentata di chiudere le finestre". A Munster, sempre in Germania, vive ed opera un altro personaggio storico della teologia conciliare: Metz. Giovanni Battista è il suo nome e nel deserto della paura insinuatasi in tante regioni della Chiesa egli continua a levare la sua voce critica. "Comprendo benissimo - mi confida - che la Chiesa non è una democrazia del consenso, comprendo anche il problema di un rafforzamento internazionale della Chiesa nel periodo della grande svolta dell'Ottocento, ma il Sillabo di Pio IX e il suo approccio all'illuminismo politico non sono concezioni con la quali i cattolici odierni possono convivere". Anche Metz sottolinea che un beato deve rappresentare alla fin fine un modello: "Ho grande difficoltà a considerare tale Pio IX". Per non parlare del suo antisemitismo. "Mi meraviglio - aggiunge - che possa essere proclamato beato da Giovanni Paolo II, che è andato in Israele esprimendo sentimenti di riconciliazione. Mi è incomprensibil e sono triste".

Gli fa eco da Budapest il sociologo della religione Miklos Tomka: "Pio IX ha respinto la modernità e per il nostro tempo questo è un peccato grave. Perciò non può essere visto come un modello da seguire. E nel caso Mortara (il bimbo ebreo battezzato di nascosto, tolto ai genitori e poi ordinato prete da Pio IX) si manifestò un fondamentalismo che non appartiene nè al nostro concetto di dignità umana nè, direi, allo stesso Vangelo".

Approdiamo da padre Giacomo Martina, il gesuita autore di tre volumi su Pio IX, che mandò un parere negativo scritto a papa Wojtyla, quando nel 1985 fu deciso di dichiarare papa Mastai "venerabile". "Devo stare zitto, devo scomparire", sbotta padre Martina con una punta d'ironia, quando gli chiediamo come si sente alla vigilia di questa controversa cerimonia. "Devo stare zitto", ripete. Non vuol dire proprio nulla, visto che era contrario? "Io l'ho scritto al Papa e gliel' ho detto". E allora? "Lui mi ha dato ragione, ma poi gli hanno fatto cambiare idea". Chi è stato? "Lo chieda al Papa". Il nostro breve viaggio nel disagio e nel dissenso si conclude così. Zitto è l'ultima parola che sentiamo.




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