P. G. Dal-Gal

Il Sillabo Sociale di S. Pio X

     Da molti anni, ma sopra tutto, dall’epoca della Rerum novarum di Leone XIII (15 maggio 1891), vivissime discussioni erano sorte tra i Cattolici a proposito del movimento sociale e della democrazia cristiana.
     Non si vuole negare che la Rerum novarum non desse una grande spinta alle iniziative sociali dei cattolici; ma il movimento era vecchio ed aveva dato ottimi risultati, i quali andarono sciupati per l’invadenza di tendenze tutt’altro che ortodosse, sebbene si volessero giustificare proprio con la Rerum novarum.
     Il fatto che Leone XIII si vide costretto a richiamare i cattolici sociali democratici sulla retta strada con la susseguente Enciclica Graves de communi (18 gennaio 1901), riprovando interpretazioni e spiegazioni niente affatto corrispondenti al pensiero nella Rerum novarum, è già di per sé eloquente.
     Purtroppo il Modernismo, dopo di avere falsato le idee nel campo filosofico e teologico, aveva finito per scendere dal principio della separazione della scienza dalla fede, all’altro principio della separazione dello Stato dalla Chiesa, della coscienza cristiana da quella civile.
     Dunque aconfessionalità completa. Questo il principio seguito dalla scuola dei nuovi cattolici sociali — come così si chiamarono — mutato ben presto nell’altro di democratici cristiani.
     Il cambiamento del nome avvenne in seguito alla Lettera ai Francesi del 16 febbraio 1892.
     Il favore che la democrazia politica credette di poter ricavare da questa Lettera Pontificia per le proprie idee, ossia, per una adesione senza riserve non soltanto alla Repubblica in quanto forma di governo, ma ai principi che la informavano [...] condusse i cattolici aderenti a quella politica ad attribuire egualmente un carattere democratico alla Rerum novarum, nella quale essi non vedevano che una proclamazione dei diritti del popolo. E così l’azione sociale cattolica si trovò mutata in una azione democratica cristiana, subendo, necessariamente, tutte le deviazioni, alle quali la mescolanza e confusione dei principî la esponevano.
     Così nacque la Democrazia Cristiana in Francia, donde passò in Italia, con i caratteri di un vero e proprio partito politico che doveva provocare la reazione dei cattolici più fedeli alla parola e alle direttive del Papa, che di partito politico democratico cristiano non aveva mai inteso di parlare né voleva sapere.
     La Democrazia Cristiana, se così si voleva chiamare l’azione sociale cattolica doveva essere solo e unicamente un movimento in favore della elevazione, del miglioramento morale e materiale delle classi meno abbienti, non mai un movimento politico.
     Ma, i desiderî e gli ordini di Leone XIII espressi nella accennata Graves de comuni re e rinnovati nella non meno famosa Istruzione della S. Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari sulla Azione popolare cristiana o democratico-cristiana del 27 gennaio 1902, dovevano rimanere, purtroppo, inascoltati. Così, le discussioni e le polemiche tra i cattolici continuarono, con danno immenso della causa cattolica e della stessa fede.
     Sappiamo il contegno osservato dal Cardinale Sarto, Patriarca di Venezia, in mezzo alle correnti che si discutevano e si combattevano e quanto attentamente seguisse il movimento cattolico sul terreno delle riforme sociali. Perciò, elevato al supremo Pontificato, fece sentire subito la sua voce.
     A quelli che temevano quasi una sconfessione della Democrazia Cristiana Pio X fece sapere che egli niente aveva da mutare nell’indirizzo del suo Predecessore, a un patto, però, che la Democrazia si tenesse nelle linee e nel programma bene fissato nelle Encicliche Rerum novarum e Graves de communi; che non uscisse dal proprio fine di "movimento in favore della elevazione religiosa, morale e materiale del popolo" per diventare un partito politico; che, nella discussione di materie sociali si attenesse strettamente alla dottrina tradizionale della Chiesa affermata nei documenti della Sede Apostolica, e, sopra tutto, fosse in essa assicurata il rispetto e l’obbedienza alla autorità del Papa e dei Vescovi, a cui, pur troppo, la Democrazia tentava di sottrarsi, innalzando la bandiera della ribellione contro la Gerarchia della Chiesa.
     Pio X non aveva niente da cambiare, in materia di movimento sociale, o — come si amava oramai di dire di democrazia cristiana — negli indirizzi di Leone XIII; ma riflettessero bene che la loro democrazia non era quella benedetta, promossa e valutata da Leone XIII. E per meglio persuaderli, il 18 dicembre 1903 — quattro mesi appena dopo la sua esaltazione — pubblicava il celebre Motu Proprio sull’Azione Popolare Cristiana: riassunto lucidissimo degli insegnamenti sparsi nelle diverse Encicliche Sociali del suo Predecessore, codice e "guida pratica" da seguirsi fedelmente e costantemente da tutti i cattolici che si interessavano di azione sociale secondo le direttive della dottrina sociale cristiana.
     L’opportunità — meglio — la necessità del documento fu resa manifesta dalla sorda opposizione, con cui esso venne accolto dalle file democratiche, particolarmente murriane, le quali ne erano state — per dire così — la causa prossima con le loro intemperanze al Congresso Cattolico Italiano di Bologna del precedente Novembre. Ma la parola e l’ammonimento del Papa si rivolgeva a tutti i democratici cristiani o cattolici sociali — come allora pomposamente non meno che abusivamente si chiamavano — di qualunque paese e nazionalità, perché, tanto in Italia, quanto in Francia ed altrove, identici erano gli errori e identiche le tendenze della Democrazia Cristiana: errori e tendenze che si riassumevano nel sottrarre l’economia sociale dalla legge morale, e, per conseguenza, dalla autorità e dalla direzione della Chiesa.
     Per questo il Motu Proprio di Pio X costituiva il vero "codice" e la "regola pratica" (1) a cui Azione Popolare Cristiana o Democrazia Cristiana doveva da qui innanzi uniformarsi, volendo lavorare insieme con la Chiesa al miglioramento morale e materiale del popolo e per esso, come a fine ultimo, alla formazione del regno sociale di Gesù Cristo nel mondo.




Motu Proprio sull’Azione Popolare Cristiana




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