GUERRA
1. NOZIONE. — Ogni diritto è coercibile. Perciò ogni Stato ha il diritto di usare la forza fisica necessaria per sostenere (difendere, ottenere la riparazione dopo la violazione compiuta) i propri diritti nei confronti di altri Stati. E siccome non si è ancora riusciti ad avere una istanza superiore a tutti gli Stati del mondo, con una autorità alla quale tutti si sottomettano e con una forza fisica talmente superiore a quella dei singoli Stati da costringerli facilmente ad osservare ciò che essa dichiara giusto, questo diritto di coercibilità non può essere esercitato se non direttamente dagli Stati stessi, per sostenere i propri diritti contro i violatori. L’uso di questo diritto chiamiamo la guerra.
Ne segue che di per sé la guerra non è contro la morale. È un atto di giustizia, proprio come la difesa del diritto e la punizione del delinquente.
Però, perché la guerra sia giusta in un caso concreto, è richiesto che si verifichino alcune condizioni. Esiste dunque una morale della guerra che qui deve essere illustrata.
2. ERRORI CIRCA LA GUERRA — Notiamo innanzitutto che è un grave errore, predicato dai fautori del totalitarismo statale, che la guerra sia una cosa necessaria per lo sviluppo normale della vita umana. La guerra è necessaria soltanto quando altri commettono ingiurie e non si trovano altri mezzi per rimediare a questo male. Siccome l’ingiuria non è una cosa necessaria ed inevitabile, così non lo è neanche la guerra. Se però un popolo non intende rispettare i diritti di altri popoli, e a comprimerne le violazioni gravi non bastano più atti di ritorsione, allora la guerra è lecita, essendo essa in un tal caso l’unico mezzo per far rispettare il diritto.
Un grande sbaglio commettono i pacifisti esagerati (antimilitaristi, ecc.), che, come quelli dell’ultimo mezzo secolo, vogliono abolire la guerra, dichiarandola sempre illecita, sopprimere gli eserciti, e gli armamenti, senza tener conto della necessità di far rispettare il diritto. Bisogna cercare di eliminare dalla vita dei popoli la guerra nello stesso modo che bisogna abolire il carcere cioè rendendoli superflui, sia perché sono sostituiti da altri mezzi per salvaguardare l’ordine giuridico, sia perché gli uomini sono divenuti così buoni che non violano più i diritti altrui e non commettono più delitti che devono essere puniti con il carcere. Del resto, dalla Bibbia, dalla Tradizione e da alcuni documenti del magistero della Chiesa risulta senza dubbio che un cattolico non può ritenere che la guerra come tale è contro la legge di Dio e cattiva in se stessa.
Per proporre bene la morale della guerra bisogna considerare la guerra atto di una persona (un principe, un governo, un popolo). Ad una guerra prende parte più di una persona, si capisce, ma la morale non tratta se non dell’atto individuale. La guerra come cosa di più popoli, l’uno contro l’altro, può essere buona e cattiva nello stesso tempo, proprio perché è un atto del popolo A e un atto del popolo B. Ed ogni atto ha la sua propria moralità. La questione morale deve essere proposta così; che cosa si richiede affinché un tale atto di un dato popolo o governo, quale è fare la guerra contro uno o più altri popoli, sia un atto moralmente buono?
3. DOTTRINA CATTOLICA — La dottrina cattolica riguardo alla guerra è molto antica e veneranda. È ottimamente proposta da Sant’Agostino e chiaramente elaborata da San Tommaso. Affinché sia lecita la guerra, è richiesto: a) che sia fatta dalla persona che legittimamente ha la suprema autorità nello Stato; b) che non sia fatta per motivi personali cattivi (vendetta, conquiste, ambizioni, ecc.) ma, c) per salvaguardare i propri diritti contro il popolo che li viola o li ha violati, senza voler dare soddisfazione. Lo scopo della guerra, moralmente buona, è il mantenimento della giustizia e quindi la pace. Sembra contraddizione dire che lo scopo della guerra è la pace. Non lo è per l’uomo che sa, che non colui che dichiara la guerra disturba la pace, ma colui che ha commesso la violazione dell’ordine giuridico e così ha reso necessario che l’altro dichiari la guerra. La pace è basata sulla giustizia. Chi sconvolge la base, sconvolge l’edificio che poggia su di essa.
Queste condizioni sono le condizioni morali proprie della guerra; e perciò sono contemplate nel trattato speciale della moralità della guerra. Ci sono altre condizioni da osservare, le quali però sono condizioni generali richieste per qualsiasi operazione umana e specialmente per quelle che recano di per sé gravi danni. La principale condizione che qui deve essere considerata è che, essendo la guerra un mezzo che causa gravissimi danni a tutti i popoli che vi prendono parte e spesso anche, specialmente oggi, ad altri terzi, essa non è lecita se non per motivi gravissimi. Le persone che cominciano una guerra, d’altronde giusta, hanno una grandissima responsabilità, dovendo giustificare i danni che ne seguono anche per i propri sudditi: propri soldati uccisi o mutilati o prigionieri, famiglie rovinate, città e paesi distrutti, ecc.
Mentre un certo numero di uomini, specialmente nei paesi protestanti, hanno propagato la dottrina che la guerra è per se stessa contro la legge di Dio (non ucciderai) e contro il Vangelo; altri, anche cattolici, hanno cominciato ad asserire che la guerra moderna causa danni tanto enormi, che adesso la guerra non può essere mai giustificata, neanche come mezzo per difendere qualsiasi bene o diritto.
Dopo l’ultima guerra mondiale siamo più che mai convinti della enormità dei danni che reca la guerra moderna; alla guerra batteriologica e chimica, è seguita la guerra atomica. Però, proprio l’ultima guerra ha provato che ci sono dei beni che — secondo il giudizio dei buoni ed onesti e secondo il senso comune dei popoli — sono di tanto valore che meritano di essere difesi anche a costo degli orrori e danni della guerra moderna. Più che terribili sono state in molti paesi le sofferenze ed i danni subiti da tanti uomini pacifici, specialmente dalle mogli, dalle madri, dai bambini, e nondimeno praticamente tutti, proprio mentre soffrivano tanti mali, non volevano altro che continuare la lotta per i beni ideali da salvaguardare: religione, libertà ecc. Mai la dottrina teorica degli iperpacifisti è così chiaramente dimostrata falsa come durante la guerra. La dottrina falsa è fondata nella mancanza di senso della realtà. In tempo di pace i fautori dell’errore non guardano i valori grandi e sublimi che il popolo ha da salvaguardare; mentre al contrario mettono in piena luce soltanto gli orrori della guerra. Basta che la realtà si faccia sentire e le dottrine false sono subito sepolte, finché, passata la guerra ed allontanato il pericolo prossimo di perdere i detti beni, si dà di nuovo vita alle fallaci teorie. In alcuni paesi abbiamo visto ripetersi questa triste commedia già tre o quattro volte. Molti socialisti furono antimilitaristi estremi fino al momento in cui i loro nemici, i nazisti, cominciarono ad essere forti.
Con ciò non si deve dire che la guerra è di fatto facilmente da giustificare. Anzi la dottrina cattolica è che la guerra (e questo vale anche della guerra moderna) può essere giustificata. Ma è anche dottrina cattolica che i popoli e i governanti debbano fare tutto il possibile, compresi gravi sacrifici, per evitare ogni guerra. Adesso siamo più che mai lontani dalla situazione richiesta per eliminare la guerra. Sono condizioni indispensabili a questo scopo: la reciproca fiducia, il sincero rispetto per la giustizia e i diritti di tutti i popoli anche i più piccoli e deboli, il rispetto per la parola data e per i trattati conclusi; fede, amore e salutare timore di Dio. Non basta la migliore volontà di evitare la guerra, quando il pericolo è prossimo. Bisogna educare i popoli ad una vita nazionale ed internazionale, che renda inutile la guerra.
4. DIRITTO INTERNAZIONALE SULLA GUERRA — La morale insegna anche che nella guerra, giustamente dichiarata, non tutto è lecito per vincere o vincere più presto. Anche i belligeranti di ogni grado hanno l’obbligo severo di non recare a qualsiasi persona, anche al nemico, danni inutili. Inoltre mai è lecito uccidere o mutilare persone non colpevoli; p. es., per punire un delitto, commesso da persone sconosciute, o per spaventare la popolazione di un paese nemico e, tenerla calma. C’è anche l’obbligo di rendere meno dannosa e crudele la guerra, creando per mezzo di trattati internazionali un diritto della guerra sul trattamento dei feriti, prigionieri, persone civili, sull’uso di certe armi (p. es. i gas, la bomba atomica) e così via.
L’esperienza, però, ha provato che tutti questi trattati e queste misure perdono molto del loro valore e della loro efficacia, quando non tutti i popoli e governanti hanno lo stesso sentimento morale riguardo al rispetto per il diritto. Il rispetto, però, per il diritto non può essere grande dove non c’è la fede soprannaturale in Dio, supremo legislatore e supremo vindice delle ingiurie commesse dagli individui e dai popoli. Nessuno ha lottato più fortemente, esortando, insegnando, anche indicando i mezzi efficaci, contro la guerra quanto gli ultimi Papi, senza però mai insegnare che ogni guerra è sempre contro la morale. La Chiesa è colonna della verità e sa che l’errore è un mezzo immorale, ma anche inefficace.
V. anche: Atomica, Bottino (diritto di preda).
Professore nella Facoltà giuridica del pontificio Ateneo Angelicum di Roma
BIBLIOGRAFIA — L. TAPARELLI, Saggio teoretico di diritto naturale, II4, Roma 1928, p. 176-190; G. GONELLA, Presupposti di un ordine internazionale, Città del Vaticano 1942.
La voce GUERRA è tratta dal Dizionario di Teologia Morale, diretto da Francesco Roberti (Segretario della S. Congregazione del Concilio). Segretario di Redazione: Pietro Palazzini (Ordinario di Teologia Morale nel Pontificio Ateneo Lateranense). Seconda edizione riveduta ed ampliata. Editrice Studium, Roma 1957.
Tiferni Tib.ni die 26 aprilis 1957
Quintilius Bianchi – Rev. Eccl.
Tiferni Tib.ni die 26 aprilis 1957
† ALOYSIUS CICUTTINI