Fede e scienza all’alba del Terzo millennio

L'EVOLUZIONE, PIU' CHE UN'IPOTESI?


     La fede non è contraria alle "teorie dell’evoluzione", purché non vengano date ad esse una lettura esclusivamente materialistica. E’, questa, la vera sostanza del messaggio inviato dal Papa, il 22 ottobre 1996, alla Pontificia Accademia delle scienza, per la sessione plenaria dedicata a "L’origine e la prima evoluzione della vita" e ad una "riflessione della scienza all’alba del terzo millennio".
     Nel messaggio, Giovanni Paolo II ricorda gli insegnamenti di Pio XII, che, nell’Enciclica "Humani generis" considerava la dottrina dell’evoluzionismo come una "ipotesi seria" a condizione che non venisse adottata come una "dottrina certa e che fosse compatibile con la fede cristiana".
     "Oggi — dice il Papa — le nuove conoscenze conducono a riconoscere nella teoria dell’evoluzione più che una ipotesi", in seguito ad una serie di scoperte compiute nelle diverse discipline. Conviene tuttavia parlare, secondo Giovanni Paolo II al plurale di "teorie dell’evoluzione", in quanto esistono al riguardo una "diversità di spiegazioni", con "letture materialistiche" e "letture spiritualistiche". Karol Wojtyla ricorda che "se il corpo umano ha origine dalla materia vivente ad esso preesistente, l’anima spirituale è creata immediatamente da Dio".
     Pertanto — osserva ancora il Papa — le teorie dell’evoluzione che considerino lo spirito come un prodotto della materia sono "incompatibili con la verità dell’uomo" ed "incapaci di fondare la dignità della persona". "Le scienze dell’osservazione descrivono e misurano con sempre maggiore precisione — aggiunge Giovanni Paolo II — le molteplici manifestazioni della vita e le iscrivono in una linea del tempo. Il momento del passaggio alla spirito non è oggetto di una osservazione di questo tipo".
     Sul rapporto tra impegno scientifico e ordine morale, ha parlato anche il sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Giovan Battista Re: "C’è il rischio che, in tanti scienziati, si affermi una scienza senza coscienza, per la pretesa assoluta di libertà che non tiene conto dell’ordine morale. La grande sfida è dimostrare che l’etica non è una palla al piede della ricerca scientifica ma piuttosto una strada maestra, che la sottrae alla deriva di una creatività distruttrice e suicida".
     Ben vengano queste parole, come ben vengano le ricerche della Pontificia accademia delle scienze su questo argomento che fino ad ora ha visto strenui difensori dell’evoluzionismo darwiniano soprattutto atei, comunisti, ebrei e massoni, a parte il gesuita Teilhard de Chardin che contribuì alla scoperta dei cosiddetti anelli di congiunzione tra gli antropoidi e l'uomo, sia dell'Eoanthropus Dawsoni (o uomo di Piltdown) che del Sinantropo (o uomo di Pechino), che dopo anni di studi vennero giudicati "falsi".




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