Non di solo pane...
di Alessandro Nicotra
Guarisce miracolosamente, digiuna 36 anni di fila
nutrendosi solo con l'Eucaristia,
rivive fisicamente Passione e
Resurrezione di Gesù.
Accadeva pochi anni fa. Protagonista Teresa Neumann.
La scienza ha visto, indagato e non sa spiegare.
Si fa presto a dire 'miracolo'. Succede qualcosa di strano, che la scienza
non sa spiegare, e subito la fede semplice del credente grida al 'miracolo!'. Se
i laici snobbano (loro s'occupano d'altro), anche il credente "acculturato" non
nasconde il suo imbarazzo. Si può parlare di miracoli nel XX secolo? E Bultmann?
E la demitizzazione dei Vangeli? E la "moderna" teologia, sbriciolata all'ultima
catechesi parrocchiale, rigorosamente per adulti nella fede?
Ben venga
l'imbarazzo, signori miei, ma che ci prenda quando si ha il coraggio di ficcare
il naso nella storia di Teresa Neumann, che definire impressionante è dir poco.
Anche imbarazzante, è vero, ma solo per chi si ostina a negare Gesù
Cristo.
Teresa Neumann, nasce nel 1898 a Konnersreuth (Germania) in un ci
famiglia povera, numerosa ed assai devota. Una di quelle famiglie che oggi
verrebbero tacciate di plagio e violenza sui minori, visto che papà Neumann,
quando i figli disturbano o si distraggono alla Messa, per punizione, una volta
a casa, fa loro recitare in ginocchio il Rosario. Teresa, non incappa mai in
questa punizione, anzi! Pur godendo delle attenzioni dei ragazzi, ha già ben
saldo il proposito di farsi missionaria e andare in Africa. Per il resto, ha un
carattere allegro e vivace, forte senso della responsabilità, della famiglia e
tutti le riconoscono una grande generosità. Si prodiga nelle faccende
domestiche, accudisce i fratelli quando la madre è al lavoro e arriva persino a
rimandare la sua partenza come missionaria, dal momento che il padre era appena
stato chiamato come fante sul fronte occidentale. Il dramma della Prima Guerra
mondiale era scoppiato.
Caso, o più semplicemente - e ragionevolmente -
disegno di Dio, il giorno successivo al ritorno del padre dalla guerra, quando
finalmente Teresa sarebbe stata libera di realizzare la sua vocazione
missionaria, scoppia un incendio nella cascina dei vicini. Accorrono tutti ad
aiutare. Nel passare i pesanti secchi colmi d'acqua. Teresa avverte un forte
dolore alla schiena e pensa ad un semplice 'strappo' muscolare. Si tratta,
invece, di una irrimediabile lesione alla spina dorsale, che di lì a breve le
paralizza completamente le gambe.
Lei, che era solita aiutare tutti e non
esser di peso a nessuno, si trova a dipendere per ogni cosa dalla famiglia.
Oltretutto, una rovinosa caduta le fa perdere completamente la vista, disgrazia
che i medici reputano irrimediabile.
Insomma, ci sono tutti gli ingredienti
per uno di quei casi che oggi verrebbero utilizzati come cavallo di battaglia
dai sostenitori dell'eutanasia.
Invece, testimonia il fratello, ancora in
vita, che, ben lungi da certe idee moderne, la famiglia le si stringe vicino,
materialmente e spiritualmente. Teresa, come confesserà in seguito, fa molta
fatica ad accettare questa croce, continua a pregare, rivolgendosi specialmente
a Teresina di Lisieux, di cui il padre le aveva procurato un' immaginetta. E
qui, dicono i fatti, tutti documentati, inizia l'imponderabile. Il 29 aprile
1923, giorno della beatificazione di Teresina di Lisieux, Teresa acquista di
colpo ed inspiegabilmente la vista. La madre, incredula, le mostra dei fiori
bianchi e, constatato come Teresa li descrive minuziosamente, non può che
gridare al miracolo.
Come se non bastasse, due anni dopo, il 17 maggio 1925,
quando Papa Pio XI dichiara santa la carmelitana di Lisieux, simultaneamente
Teresa si accorge di poter muovere le gambe: la paralisi è sparita. Inutile dire
che nella piccola Konnersreuth, e non solo lì, la notizia fa scalpore.
Passa
solo un anno e sul corpo di Teresa appaiono strane ferite: sono le stigmate. La
loro comparsa segna l'inizio di un miracolo durato, senza interruzione, 36
lunghi anni. In quest'arco di tempo, ogni settimana, dalla notte del giovedì
alla mattina della domenica. Teresa vive in prima persona, portandone
visibilmente i segni sul corpo, la Passione del Signore, momento per momento,
dall'Ultima Cena alla Resurrezione, così com'è descritta nei Vangeli.
Gli
esperti accorsi da ogni dove la sentono parlare in lingue antiche, che Teresa
non poteva conoscere, la osservano ripetere dialoghi in aramaico, greco e
latino, la vedono sanguinare dagli occhi, dal capo e dal corpo, che sembra
percosso, flagellato e crocifisso.
Increduli, la vedono cadere, ridotta in
quello stato, in un sonno profondo e risvegliarsi gioiosa e serena, la domenica
mattina, con le ferite chiuse ed il volto radioso. Tutto questo, giova
ripeterlo, per 36 anni di fila. E sotto costante controllo. Si indaga persino
sulla sua illibatezza, alla ricerca di qualche causa misteriosa. Non si scopre
alcun inganno. Ma il fatto forse più strabiliante è che, dalla comparsa delle
stigmate e fino alla morte, cioè per 36 anni di seguito. Teresa smette
completamente di bere e di nutrirsi, assumendo solo l'Ostia consacrata. La
straordinarietà dell'evento, che accade sotto gli occhi attenti e indagatori di
esperti, scienziati, medici, teologi e studiosi d'altre discipline, spinge a
ipotizzare ogni tipo di stratagemma per smascherarla come mistificatrice.
Provano a darle ostie non consacrate: le rifiuta. La diocesi di Ratisbona
istituisce una commissione composta da quattro suore e da medici incaricati di
non perderla di vista nemmeno per un istante, giorno e notte. Per intere
settimane, la tengono sotto osservazione, verificano e constatano che Teresa non
si nutre e non beve. Di più: riscontrano persino che il corpo di Teresa ha
funzioni normali, ma nessuna escrezione. Tutto questo dura per 36 anni,
inspiegabilmente, fino alla morte della grande mistica, nel 1962.
Si sa che
persino Hitler aveva paura di lei. La precisa e minuziosa burocrazia nazista,
che a quel tempo distribuisce tessere annonarie che danno diritto alle
provviste, prende atto che a Teresa tale tessera non serve, gliela ritirano e si
limitano a concederle una doppia razione di sapone, per via di quei suoi
indumenti spesso zuppi di sangue. Quanto sopra abbiamo sintetizzato è ben
documentato, e magistralmente raccontato, nel bei libro di Paola Giovetti, ricco
di documentazione fotografica e segnalato in bibliografia. È un invito alla
lettura.
Bibliografia
Paola Giovetti, Teresa Neumann, una grande mistica del nostro tempo,
San Paolo, Cinisello Bal.mo (MI) 1989.
Vittorio Messori, Pensare la
stona, Paoline, Cinisello Bal.mo (MI) 1992, pp. 363-365.