S. Alberto Magno
La sapienza universale
di Maurizio Schoepflin
Teologo, mistico e filosofo tra i più grandi. Maestro di
san Tommaso, scrisse anche opere di fìsica
e matematica, di botanica e
zoologia, di chimica e mineralogia, di geologia e meteorologia, di
astronomia e medicina, di agricoltura e arte nautica. Alberto Magno, un
genio del Medioevo cristiano.
Ricordato soprattutto per essere stato maestro di Tommaso d'Aquino,
sant'Alberto Magno risulta una figura non adeguatamente conosciuta ed
apprezzata: eppure i suoi meriti di uomo di cultura e di fede sono numerosi e
assai rilevanti.
Alberto nacque nella cittadina sveva di Launingen sul
Danubio tra la fine del secolo XII e gli inizi del XIII. Entrato assai giovane
nell'Ordine domenicano, manifestò grande propensione per gli studi, che seguì in
varie sedi in Italia, per concluderli a Colonia, diventando teologo. Dopo un
soggiorno a Parigi, ove tenne cattedra per tre anni, rientrò a Colonia, con il
compito di dirigere lo "Studium generale", da poco istituito dai frati
predicatori: qui egli ebbe come discepolo 1'Aquinate, del quale promosse e
incoraggiò la brillante carriera.
A Colonia Alberto si impose non soltanto
quale ottimo docente, ma anche come personalità di grande prestigio pubblico:
nel 1252 fu artefice della pacificazione fra la municipalità e l'arcivescovo e
due anni più tardi venne nominato provinciale dell'importantissima provincia
teutonica. Sollevato da questo gravoso compito - peraltro da lui assolto con
abnegazione e notevole sensibilità pastorale - Alberto potè tornare a Colonia e
riprendere gli studi; ma non per molto: nel 1260 il papa Alessandro IV lo volle
vescovo di Ratisbona.
Ottenuto di poter lasciare questa nuova carica,
riprese con grande lena il lavoro intellettuale, non potendo tuttavia sottrarsi
a ulteriori diversi incarichi che la vastissima stima di cui godeva gli procurò.
Nel 1277, nonostante fosse già avanti negli anni, volle recarsi a Parigi a
difendere la dottrina dell'amato discepolo Tommaso, incompresa in alcuni punti e
ingiustamente attaccata. Stanco e ormai debilitato, morì nella sua cella del
convento di Santa Croce di Colonia il 15 novembre 1280. Venerato da antico tempo
come beato (il piano terreno della sua casa natale venne trasformato in un
oratorio fin dal XIV secolo), fu dichiarato santo e Dottore della Chiesa da Pio
XI nel 1931. Nel 1941 Pio XII lo elesse a protettore degli studi di scienza
naturale.
Quest'ultimo riconoscimento, tributategli da papa Pacelli, ci
permette di cogliere uno degli aspetti più originali del multiforme genio
albertiano. Più volte è stato giustamente affermato che Alberto abbracciò tutto
l'universo, dalle pietre alle stelle: scrisse opere di fìsica e matematica, di
botanica e zoologia, di chimica e mineralogia, di geologia e meteorologia, di
astronomia e medicina, di agricoltura e arte nautica, manifestando una mentalità
davvero innovativa e assai in anticipo sui tempi, soprattutto sul piano
metodologico, ove seppe comprendere l'importanza della ripetizione delle
osservazioni e degli esperimenti.
Ma se Alberto si mostrò un grande studioso
di scienze naturali, egli fu innanzitutto un insigne maestro di teologia, alla
quale si avvicinò ricco di un'ottima preparazione filosofica, cosa che gli
permise di introdurre definitivamente e compiutamente il metodo razionale nello
studio della verità, aprendo il cammino che porterà alla straordinaria sintesi
di san Tommaso e comprendendo appieno che filosofia e teologia non dovevano
essere confuse, ma rimanere autonome. Alberto volle confrontarsi con la dottrina
di Aristotele, convinto della necessità di affrontare seriamente la questione
del rapporto fra sapienza classica e pensiero cristiano; e di Aristotele egli fu
un convinto sostenitore, capace tuttavia di apportare correzioni e integrazioni
laddove le dottrine dello Stagirita gli apparvero lacunose.
Oltrechè
scienziato e teologo, il Santo Dottore fu un valido studioso di logica e di
antropologia: egli indagò a fondo la questione dell'anima umana e si impegnò a
costruire una scienza morale secondo un metodo razionale.
Ma qualsiasi
ritratto della figura di questo protagonista della più genuina cultura cattolica
risulterebbe parziale, se non ne ricordassimo la straordinaria spiritualità e
l'alta levatura mistica. Attento e acuto conoscitore e commentatore della Sacra
Scrittura, Alberto Magno è giustamente considerato il padre della mistica
medievale tedesca, che avrà eccezionali sviluppi nell'opera di uomini quali i
domenicani Johannes Eckhart ed Enrico Susone. Commentando gli scritti dello
pseudoDionigi, Alberto propone una mistica di notevole valore e ispirata alle
direttive più sicure.
Perciò, al termine di queste brevi note a lui
dedicate, piace riprodurre la sua seguente preghiera: "Signore Gesù Cristo, che
sei venuto in questo mondo per salvare i peccatori, congiungi la mia anima a te,
unico vero sposo e bene insostituibile: fa che essa per tuo amore trascuri i
sette mariti, cioè le sette arti liberali, e non si dedichi più alle scienze che
si acquistano con lo studio. Viva invece con fede, speranza e carità secondo
l'insegnamento della Sacra Scrittura e nell'annuncio della tua Parola, svolga il
suo ministero durante questo pellegrinaggio terreno e possa aderire a Te con
piena conoscenza e amore. E quando finalmente la carità sarà perfetta per la
conformità al fine, l'elevatezza delle virtù e l'osservanza dei tuoi precetti,
essa invaderà tutta l'anima e la trasformerà in modo che non potrà amare niente
altro all'infuori di Te, e giungerà a vedere le cose non più nella loro
immagine, ma in Te, che sei somma verità. Allora le forze dell'intelletto le
permetteranno di riconoscere perfettamente Te, Dio e Uomo, invisibile ma
visibile nel prossimo".
Bibliografia
Dal momento che orientarsi all'interno della bibliografia di e su sant'Alberto appare impresa piuttosto ardua per i non addetti ai lavori, si ritiene opportuno segnalare soltanto la seguente opera, la quale rappresenta un ottimo strumento per avvicinare la bella figura del Santo Dottore.
Girolamo Wilms, Sant'Alberto Magno. Scienziato, filosofo e santo, trad. it., Edizioni Studium Domenicano, Bologna 1992.