Premessa
Lo scopo di questo messaggio
pastorale è raggiungere quei genitori che cercano di reagire alla
scoperta dell'omosessualità di un figlio, adolescente o adulto.
Esso esorta le famiglie ad attingere alle riserve di fede, di speranza
e di carità nell'affrontare le incertezze del futuro.
Chiede loro di riconoscere
che la chiesa offre enormi risorse spirituali per fortificarli e sostenerli
nella loro vita familiare in questo momento e nei giorni a venire.
Questo messaggio si ispira
al Catechismo della chiesa cattolica, al magistero di Giovanni Paolo II,
alle dichiarazioni della Congregazione per la dottrina della fede e della
nostra conferenza episcopale.'" Il messaggio non è un trattato sull'omosessualità.
Non è una presentazione sistematica del magistero morale della chiesa.
Non avvia nessun discorso teologico. Facendo riferimento al magistero della
chiesa e alla nostra esperienza pastorale, intendiamo invece pronunciare
parole di fede, speranza e carità per i genitori che hanno bisogno
dell'amorevole presenza della chiesa in un momento che potrebbe essere
uno dei più difficili della loro vita.
Vogliamo anche essere di
ausilio ai sacerdoti e agli operatori pastorali, che spesso sono i primi
a essere avvicinati dai genitori, con le loro difficoltà e ansietà.
Negli anni scorsi abbiamo
cercato di raggiungere le famiglie in circostanze difficili. I nostri interventi
hanno avuto la forma di brevi dichiarazioni, come questa, rivolte a persone
che credevano di essere al di fuori della sfera di attenzione della chiesa.
Sempre nostri figli si colloca nella stessa linea di tali precedenti dichiarazioni
pastorali.
Questo messaggio non intende
sostenere istanze o porsi al servizio di una particolare questione di attualità.
Non va inteso nel senso di un avallo a quello che alcuni chiamano "uno
stile di vita omosessuale". Sempre nostri figli è una mano tesa
dal Comitato episcopale sul matrimonio e la famiglia ai genitori e agli
altri membri della famiglia, e offre loro uno sguardo nuovo sulla grazia
presente nella vita familiare e sulla inesauribile misericordia di Cristo
nostro Signore.
"Un impegno pastorale ancor
più generoso, intelligente e prudente, sull'esempio del buon pastore,
è richiesto nei confronti di quelle famiglie che - spesso indipendentemente
dalla propria volontà o premute da altre esigenze di diversa natura
- si trovano ad affrontare situazioni obiettivamente difficili" (Giovanni
Paolo II, Familiaris consortio, n. 77; EV 7/1768).
Un momento critico, un tempo di grazia
Mentre cominciate a leggere
questo messaggio, vi può sembrare che la vostra vita sia nel turbamento.
Voi e la vostra famiglia potreste trovarvi in una di quelle situazioni
difficili di cui parla il santo padre:
Accettare voi stessi
Poiché alcuni di
voi potrebbero essere travolti da un mare di emozioni, parliamo per prima
cosa dei sentimenti. Anche se il dono della sessualità umana può
essere talora un grande mistero, il magistero della chiesa sull'omosessualità
è chiaro. Tuttavia, poiché i termini di tale magistero, riguardando
vostro figlio o vostra figlia, sono ora divenuti per voi molto personali,
potete sentirvi confusi e combattuti. Probabilmente state provando molte
emozioni, di diverso tipo e intensità, come:
Accettare vostro figlio
Come potete esprimere nel
migliore dei modi il vostro amore - esso stesso un riflesso dell'amore
incondizionato di Dio - per vostro figlio? Sono necessarie almeno due cose.
Primo, non rompete i rapporti, non rifiutate vostro figlio. Un numero impressionante
di giovani omosessuali finisce sulla strada perché respinto dai
familiari. Questo e altri condizionamenti esterni possono esporre il giovane
al rischio più grave di comportamenti autodistruttivi come l'abuso
di sostanze e il suicidio.
Vostro figlio può
avere bisogno di voi e della famiglia ora più che mai. È
ancora la stessa persona. Questo figlio, che per voi è sempre stato
un dono di Dio, ora può portarvi un altro dono: rendere la vostra
famiglia più onesta, rispettosa e capace di sostegno. Sì,
il vostro amore può essere messo alla prova da questa realtà,
ma può anche rafforzarsi nella vostra lotta per rispondere con amore.
Il secondo modo per trasmettere
amore è cercare un aiuto adeguato per vostro figlio e per voi stessi.
Se vostro figlio (o vostra figlia) è adolescente, è possibile
che i comportamenti omosessuali di cui sta facendo esperienza siano parte
di un processo di acquisizione di un'identità sessuale. Singoli
atti non fanno di qualcuno un omosessuale. L'adolescenza è spesso
accompagnata da ansia e confusione riguardo all'identità sessuale.
Talvolta la cosa migliore da fare è "aspettare e osservare", mentre
cercate di mantenere una relazione di fiducia e provvedete in modi diversi
a sostenere, informare, incoraggiare.
In molti casi può
essere opportuno e necessario che vostro figlio riceva un aiuto professionalmente
qualificato, allo stesso tempo di consulenza e di direzione spirituale.
Naturalmente è importante che ricorra a questa guida volontariamente.
Cercate un terapeuta che conosca i valori religiosi e che comprenda la
natura complessa della sessualità. Un tale esperto dovrebbe essere
in grado di aiutare le persone a distinguere primi comportamenti sessuali,
attrazioni sessuali e fantasie sessuali, e ad acquisire una più
chiara coscienza di sé. Durante tutto questo, è molto importante
che vo restiate aperti alla possibilità che vostro figlio (o vostra
figlia) stia lottando per capire e accettare una tendenza fondamentalmente
omosessuale.
Sul significato e le implicazioni
dell'espressione "tendenza omosessuale" non vi è accordo universale.
Il magistero della chiesa riconosce una distinzione tra una "tendenza"
omosessuale che si rivela "transitoria" e "omosessuali che sono definitivamente
tali per una specie di istinto innato" (Congregazione per la dottrina della
fede, Persona humana, n. 8; EV 5/1729).
Alla luce di questa possibilità
sembra perciò appropriato concepire la tendenza sessuale (eterosessuale
od omosessuale) come una dimensione fondamentale della personalità,
e riconoscerne la relativa stabilità in una persona. Una tendenza
omosessuale determina un'attrazione emotiva e sessuale verso individui
dello stesso sesso più forte che verso quelli di sesso opposto.
Essa non esclude del tutto interesse, attenzione e attrazione verso questi
ultimi. Avere una tendenza omosessuale non significa necessariamente essere
sessualmente attivi.
Sembra che la tendenza omosessuale
non abbia un'unica causa. È opinione diffusa tra gli esperti che
fattori molteplici - genetici, ormonali, psicologici possano determinarne
l'insorgenza. Generalmente la tendenza omosessuale viene vissuta come qualcosa
di dato, non di scelto liberamente.
Pertanto, di per sé,
una tendenza omosessuale non può essere considerata immorale, poiché
la moralità presume la libertà della scelta.
Alcune persone omosessuali
vogliono essere riconosciute pubblicamente come "gay" o "lesbiche". Questi
termini spesso esprimono un livello di auto-consapevolezza e auto-accettazione
della persona nella società. Benché possiate trovarli offensivi,
perché connotati politicamente o socialmente, è necessario
essere sensibili al modo in cui vostro figlio o figlia li usa. Il linguaggio
non dovrebbe costituire una barriera alla costruzione di un dialogo fiducioso
e onesto.
Potete aiutare una persona
omosessuale in due modi. Primo, incoraggiatela a cooperare con la grazia
di Dio e a condurre una vita casta. Secondo, concentratevi sulla persona,
non sulla tendenza omosessuale. Questo implica il rispetto della libertà
di una persona di scegliere o rifiutare una terapia diretta a cambiare
una tendenza omosessuale. Allo stato attuale delle conoscenze mediche e
psicologiche, non vi è nessuna garanzia che una tale terapia possa
avere successo. Così. non può esservi nessuna costrizione
a intraprenderla, sebbene alcuni possano trovarlo vantaggioso.
Comunque sia, è essenziale
richiamare una verità di base. Dio ama ogni persona come individuo
unico. L'identità sessuale concorre a definire l'unicità
di ciascuna persona. La tendenza sessuale è una componente dell'identità
sessuale. La personalità globale non comprende dunque solo la tendenza
sessuale. Gli uomini guardano l'apparenza, ma il Signore guarda il cuore
(cf. 1Sam 16,7).
Dio non ama di meno qualcuno
semplicemente perché è omosessuale. L'amore di Dio è
offerto sempre e ovunque a quanti sono disponibili a riceverlo. Le parole
di san Paolo infondono una grande speranza: "Io sono infatti persuaso che
né morte né vita, né angeli né principati,
né presente né avvenire, né potenze, né altezza
né profondità, né alcun'altra creatura potrà
mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore"
(R" 8,38-39).
Accettare il piano di Dio e il ministero della chiesa
Per il cristiano un'accettazione
di sé e del proprio figlio omosessuale deve collocarsi nel più
ampio contesto dell'accettazione della verità divina rivelata sulla
dignità e il destino delle persone umane. È responsabilità
della chiesa credere e insegnare questa verità, presentandola come
una visione morale complessiva da applicare alle situazioni particolari
attraverso i propri operatori pastorali.
Ogni persona ha una dignità
innata, perché creata a immagine di Dio. Un profondo rispetto per
la persona considerata nel suo complesso conduce la chiesa a sostenere
e a insegnare che la sessualità è un dono di Dio. Essere
creati maschio o femmina è parte essenziale del piano divino, poiché
è la sessualità di entrambi - una misteriosa mescolanza di
spirito e corpo – che consente agli esseri umani di partecipare all'amore
creativo e alla vita di Dio. "Spetta a ciascuno (...) riconoscere e accettare
la propria identità sessuale" (Catechismo della chiesa cattolica,
n. 2333).
Come tutti i doni di Dio,
l'energia e la libertà della sessualità possono essere incanalate
verso il bene o verso il male. Ciascuno - omosessuale o eterosessuale -
è chiamato alla maturità e responsabilità personale.
Con l'aiuto della grazia di Dio, ciascuno è chiamato alla pratica
della virtù della castità nei rapporti. Castità significa
integrare pensieri, sentimenti e azioni nella sfera della sessualità
umana in modo da stimare e rispettare la dignità propria e degli
altri. Essa è "l'energia spirituale che libera l'amore dall'egoismo
e dall'aggressività " (Pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità
umana: verità e significato, n. 16; Regno-doc. 3,1996,71).
Cristo chiama tutti quanti
lo seguono - siano essi sposati o vivano da soli nel celibato - a un livello
di amore più elevato. Questo implica non solo fedeltà, richiesta
di perdono, speranza, perseveranza e sacrificio, ma anche la castità
che si esprime nel pudore e nell'autocontrollo. Una castità di vita
è possibile, anche se non sempre facile, poiché richiede
uno sforzo continuo per volgersi a Dio e per allontanarsi dal peccato,
soprattutto con la forza dei sacramenti della penitenza e dell'eucaristia.
In verità Dio si aspetta che ciascuno si sforzi di arrivare alla
perfezione dell'amore, ma raggiungendola per gradi, attraverso stadi di
crescita morale (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 34). Per
proseguire sul cammino della conversione, la grazia di Dio è accessibile
e sufficiente per tutti quanti si dispongano a riceverla.
Vivere e amare in modo casto
è capire che "solo all'interno del matrimonio le relazioni sessuali
sono piena espressione simbolica del disegno del Creatore, in quanto atto
di patto di amore che ha la potenzialità di co-creare nuova vita
umana" (Conferenza nazionale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, Sessualità
umana: una prospettiva cattolica sull'educazione e la formazione permanente).
Si tratta di un insegnamento fondamentale della nostra chiesa riguardo
la sessualità, radicata nel racconto biblico dell'uomo e della donna
creati a immagine di Dio e fatti per unirsi l'uno all'altro (Gen 2-3).
Se ne traggono due conclusioni.
Primo: è nel piano di Dio che i rapporti sessuali si svolgano solo
all'interno del matrimonio tra un uomo e una donna. Secondo: ciascuno di
questi rapporti deve essere aperto alla possibilità di generare
una nuova vita umana. I rapporti omosessuali non possono adempiere a queste
due condizioni. Perciò la chiesa insegna che il comportamento omogenitale
è oggettivamente immorale, e pone un'importante distinzione tra
il comportamento e la tendenza omosessuale, quest'ultima di per sé
non immorale.
È importante anche
riconoscere che né l'omosessualità né l'eterosessualità
implicano necessariamente l'attività sessuale. La personalità
complessiva non è riducibile alla tendenza o comportamento sessuale.
Rispettare la dignità
data da Dio a ciascuno significa riconoscere diritti e responsabilità
umane. Il magistero della chiesa afferma chiaramente che i diritti umani
fondamentali delle persone omosessuali devono essere tutelati e che tutti
noi dobbiamo sforzarci di eliminare ogni forma di ingiustizia, oppressione
o violenza nei loro confronti (cf. Congregazione per la dottrina della
fede, Homosexualitatis problema, n. 10; EV 10/902).
Non basta evitare ingiuste
discriminazioni. Gli omosessuali "devono essere accolti con rispetto, compassione,
delicatezza" (Catechismo della chiesa cattolica, n. 2358). Come tutti gli
esseri umani, hanno bisogno di essere sostenuti contemporaneamente su più
piani.
Questo implica amicizia,
una forma di amore essenziale a un sano sviluppo umano come pure una delle
esperienze umane più ricche. L'amicizia può e deve prosperare
al di fuori del coinvolgimento sessuale genitale.
Alle proprie sorelle e fratelli
omosessuali la comunità cristiana dovrebbe offrire comprensione
e cura pastorale. Più di venti anni fa noi vescovi affermammo che
"gli omosessuali (...) dovrebbero avere un ruolo attivo nella comunità
cristiana" (Conferenza nazionale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti,
Vivere in Cristo Gesù: una riflessione pastorale sulla vita morale).
Cosa significa concretamente?
Significa che tutte le persone omosessuali hanno il diritto di essere bene
accolte nella comunità, per ascoltare la parola di Dio e ricevere
cura pastorale. Le persone omosessuali che conducono una vita casta dovrebbero
avere l'opportunità di guidare e servire la comunità. La
chiesa ha tuttavia il diritto di negare pubblici ruoli di servizio e responsabilità
a persone, omosessuali o eterosessuali, il cui comportamento pubblico violi
apertamente i suoi insegnamenti.
La chiesa riconosce l'importanza
di amministrare i sacramenti a persone sieropositive o malate di AIDS.
Benché il virus HIV e l'AIDS costituiscano un'affezione epidemica
che riguarda tutti gli uomini, non solo gli omosessuali, hanno avuto un
effetto devastante su questi ultimi e hanno portato grande dolore a molti
genitori, famiglie e amici.
Pur senza accettare comportamenti
autodistruttivi o negare le responsabilità personali, respingiamo
l'idea che l'AIDS sia una diretta punizione di Dio.
Per di più "le persone
malate di AIDS non sono distanti ed estranee, oggetti delta nostra confusa
pietà e avversione. Dobbiamo tenere la loro presenza viva nella
nostra coscienza, come individui e come comunità, e abbracciarli
con amore incondizionato (...) La compassione - amore - verso le persone
affette da AIDS è l'unica autentica risposta evangelica" (Conferenza
nazionale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, Chiamati a compassione;
Regno-doc. 3,1990,104).
Niente della Bibbia o del
magistero cattolico può essere utilizzato a giustificazione di atteggiamenti
e comportamenti improntati a pregiudizio o discriminatori. Ripetiamo qui
quanto dicemmo in una dichiarazione precedente: "Facciano appello a tutti
i cristiani e cittadini di buona volontà perché affrontino
le loro paure sull'omosessualità ed evitino umorismi e discriminazioni
che offendono la persona omosessuale. Comprendiamo che avere una tendenza
omosessuale comporta già abbastanza ansie, sofferenze e problemi
di autoaccettazione, senza che si vi aggiungano trattamenti sociali discriminatori
improntati a pregiudizi" (Sessualità umana: una prospettiva cattolica
per l'educazione e la formazione permanente, 1991).
Raccomandazioni pastorali
Per porre rimedio all'isolamento
che voi. vostro figlio o vostra figlia potete provare, offriamo le seguenti
raccomandazioni, sia a voi che ai sacerdoti e agli operatori pastorali.
Ai genitori.
Ai ministri della chiesa.
Conclusioni
Secondo san Paolo l'amore
è il più grande dei doni spirituali. San Giovanni considera
l'amore il segno più sicuro della presenza di Dio. Gesù lo
pone a base dei suoi due grandi comandamenti, da cui dipendono tutta la
Legge e i profeti. L'amore è anche la storia continua della vita
di tutte le famiglie.
L'amore può essere
condiviso, alimentato, respinto e talora perduto. Seguire il modo di amare
di Cristo è la sfida che oggi tutte le famiglie hanno davanti a
sé. La vostra famiglia ha ora un'opportunità in più
di condividere e accettare l'amore. Allo stesso modo le nostre comunità
ecclesiali sono chiamate a un grado esemplare di amore e giustizia. I nostri
fratelli e sorelle omosessuali - e in realtà tutte le persone -
sono chiamati a modi responsabili di amore. Ai nostri fratelli e sorelle
omosessuali offriamo una parola conclusiva. Questo messaggio è stato
una mano tesa ai vostri genitori e alle vostre famiglie, invitandoli ad
accettare la grazia di Dio presente nell'oggi delle loro vite e a confidare
nella grazia inesauribile di Gesù nostro Signore. Noi ora tendiamo
la nostra mano a voi e vi invitiamo a fare la stessa cosa. Siamo chiamati
a essere un solo corpo e un solo spirito in Cristo. Abbiamo bisogno l'uno
dell'altro se dobbiamo "crescere in ogni cosa verso di lui, che è
il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso,
mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria
di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso
nella carità" (Ef 4,1S-16). Anche se in questo momento potete sentirvi
scoraggiati, feriti o adirati, non allontanatevi dalle vostre famiglie
e dalla comunità cristiana, da tutti coloro che vi amano. In voi
si rivela l'amore di Dio. Siete sempre nostri figli. "Nell'amore non c'è
timore (...) l'amore perfetto scaccia il timore" (1Gv 4,18).