Jean Servier
L'UOMO E L'ANIMALE
La vita, ci dice la scienza ufficiale, è apparsa sulla terra per la combinazione casuale di elementi chimici in condizioni particolari di temperatura, di pressione e di irradiazione. L'unicellulare nel corso dei millenni è divenuto un aggregato di cellule, di cui alcune, differenziandosi, hanno contribuito a formare gli organi specifici del primo animale, che viveva nel mare.
Questa esistenza acquatica non era certo priva di disagi, poiché il Primo Animale veniva sempre più spesso a respirare sulla superficie dell'acqua. Il movimento l'avea trasformato in pesce, la respirazione aerea ne fece una sorta di batrace. Dimentico dell'oceano primordiale, che i biologi gli hanno assegnato come habitat, si diresse verso le vicine paludi. Diventato rospo o rana, si allontanò dagli stagni e vivendo, non si sa molto bene perché, sulle rocce, divenne rettile.
La lucertola — poiché questo era il suo nuovo nome — ha esitato: alcuni individui della sua famiglia scelsero di correre nei campi, e ciò li trasformò in mammiferi; altri invece, facendo il trapezio sugli alberi, finirono col diventare uccelli lungo il corso dei millenni.
Tutto ciò, ci dicono i biologi, si è sviluppato "a cespuglio": certe branche inutili si sono disseccate e sono morte, altre invece si sono sviluppate dando a loro volta altre "ramificazioni" di forme, che sono giunte oppure no fino a noi, secondo il loro adattamento all'ambiente e le loro facoltà di sopravvivenza.
Alcuni mammiferi, che avevano l'abitudine di arrampicarsi sugli alberi, hanno visto le loro zampe trasformarsi in mani e, poiché erano costretti a tenere la testa alta, questa ginnastica ha considerevolmente aumentato la loro capacità cefalica: queste furono le prime scimmie..., una delle quali in seguito riservò le sorprese che ben sappiamo.
Era nata la saga dell'umanità, così come l'uomo bianco ama ripeterla nelle scuole, nelle università e nei musei; era nato il grande poema epico dell'evoluzionismo, di cui ecco le ultime strofe:
"Da molto tempo, scimmie che non portavano neppure il nome di antropoidi mettevano al mondo esseri dal pelo rado, la cui principale occupazione era di giocare con schegge di selce proferendo curiose onomatopee.
"Abitualmente le scimmie madri abbandonavano questi figli mostruosi nel cuore della foresta, una foresta devastata da numerosi incendi (come impedire loro di giocare con le schegge di selce?). Un giorno, vi furono due gemelli, che la madre allattava di nascosto facendosi promettere che non avrebbero mai giocato stupidamente con quei ciottoli che gettano scintille.
"Vi fu una sera e poi una mattina e questa fu la prima coppia di preumani che assieme al fuoco inventò il primo complesso compiendo l'incesto primordiale, fondamento della psicanalisi. Era una coppia discreta, ma facile a riconoscersi per le arcate sopraccigliari sporgenti, la fronte sfuggente, i canini evidenti, il camminare saltellante, che ricordava le folli partite d'altalena sugli alberi della foresta.
"Le generazioni seguenti abbandonarono il casco cranico paterno in un lodevole desiderio di promozione sociale, e la loro fronte si sviluppò. Deboli, ma ambiziosi, questi omini dovettero lottare contro l'orso delle caverne (ursus ferox) e molte altre belve. I semi selvatici ammucchiati nel fondo della caverna improvvisamente germogliarono, dando all'uomo l'idea dell'agricoltura. I miracoli arrivarono uno dopo l'altro: il cane veniva ad appoggiare il suo buon muso fedele e sembrava dire: "Chiamami Medoro"; il gatto non diceva niente ma faceva le fusa vicino al focolare... Allora l'uomo rimpinzato, sazio, vicino alla sua donna che attorcigliava la lana del montone su una bacchetta, tutta occupata ad inventare il lavoro a maglia, si alzò, prese dell'argilla colorata e divenne in tutta serenità il primo artista figurativo.
"Noi abbiamo imparato a correre inseguendo la selvaggina attraverso la savana africana. Poiché le nostre mani erano libere per toccare e tirare, non avevamo più bisogno del muso. Così questo, molto lentamente, si ridusse; poiché non avevamo né artigli né denti per uccidere gli animali che ci servivano da cibo, dovemmo trovare un'arma.
"Il periodo di transizione, in cui l'uomo non fu che una bestia da preda, e la sua ossessione per le armi efficaci spiega la sua storia cruenta, la sua eterna aggressività, la sua ricerca malata, insensata e inesorabile della morte per la morte..."
E' una lunga teoria per giungere a dare ai gangster il primo posto nella creazione.
Mi piacerebbe vedere, anche una sola volta, una scimmia il cui muso si atrofizzi a poco a poco correndo nella savana, così come mi piacerebbe vedere una scimmia fabbricare un utensile.
Da molto tempo i nostri pretesi antenati hanno tentato la posizione eretta: molti, come il gibbone, hanno un’andatura bipede e tengono la testa eretta; ciò nonostante non abbiamo constatato alcuna trasformazione, alcuna soluzione nella continuità della specie, alcun mutante il cui encefalo sia aumentato.
Nessuna scimmia, giocando con schegge di selce o con bacchette, ha trovato il segreto del fuoco e intrapreso il cammino della "ominizzazione".
I fatti quindi sono ben lontani da questa visione semplicistica del mondo che è l’evoluzionismo, questa teoria che vorrebbe essere una conclusione scientifica e che non è altro che un dogma.
Siamo qui in pieno mito, al centro di un colossale falso scientifico.
Jean Servier
L'uomo e l'Invisibile
Rusconi Editore, Milano 1973, p. 35-38