Virgen morenita, milagrosa...
di Enrico Salomi
Messico l53l: la Vergine di Guadalupe, patrona delle
Americhe, appare all' Indio Juan Diego.
E lascia un segno impressionante: una
"tilma" su cui è prodigiosamente impressa la sua immagine.
La scienza non sa
spiegare l' origine di questa effigie miracolosa.
"Virgen morenita, Virgen milagrosa...". Inizia così la celeberrima canzone
"Virgen India", conosciuta in tutto il Messico e in America Latina, dedicata
alla Madonna di Guadalupe, patrona del Messico, Imperatrice e Madre delle
Americhe, apparsa ad un povero indio messicano nell'anno l53l.
Un'apparizione importante per tutti i popoli delle Americhe. Da quel momento
prende slancio la conversione del Messico al Cristianesimo. E di tutta l'America
Latina.
Malgrado le calunnie (la cosiddetta "leyenda negra"), che storici
anticattolici hanno lanciato contro il processo di evangelizzazione dell'America
Latina, resta il fatto che la conversione al Cattolicesimo portò i popoli
americani a cambiare radicalmente i loro usi sanguinari, legati alle religioni
precolombiane. Usi che prevedevano crudelissimi sacrifici umani, offerti a
divinità feroci e assetate di sangue.
Scrive lo studioso Giulio Dante
Guerra: "Nel giro di pochi anni tutti si sono convinti che l'unico sacrificio
dell'Uomo-Dio aveva reso inutili, e condannabili, i sacrifici umani; che non era
vero che la fine di quei sacrifici avrebbe fatto oscurare il sole, perchè il
sole si era, questo sì, oscurato durante il sacrificio di Cristo sulla croce, ma
era poi riapparso quando, compiutosi il sacrificio, l'umanità era stata
riconciliata con Dio".
La Storia
Veniamo alla storia che, lo diciamo senza paura di smentita,
cambiò il corso degli eventi in America.
Sabato 9 dicembre l53l, solo dieci
anni dopo la conquista del Messico, l'indio Cuauhtlatòhuac (ribattezzato
cinquant'anni dopo la nascita Juan Diego), di professione coltivatore diretto,
si sta recando alla chiesa francescana di Santiago. E` l'alba. All'improvviso
una voce dolcissima lo chiama sul colle Tepeyac: "Juantzin, Juan Diegotzin"
(cioè il diminutivo di Juan Diego in lingua nàhuatl). Viene da una bellissima
donna che si presenta come "la perfetta sempre vergine Maria, la Madre del
verissimo e unico Dio" (la tonantzin, "la nostra venerata Madre" come gli indios
chiameranno poi la Vergine di Guadalupe).
La Madonna gli ordina di recarsi
dal vescovo locale e di costruire una chiesa ai piedi del colle. Per un paio di
volte, il vescovo, comprensibilmente dubbioso, non vuole credere alle parole del
povero indio.
Tre giorni dopo la prima apparizione, Juan Diego e chiamato ad
assistere uno zio, Juan Bernardino, gravemente ammalato. Alla ricerca di un
sacerdote che accompagni lo zio nel trapasso alla vita eterna, aggira la collina
su cui era apparsa la Vergine "morenita" per evitare di incontrarla
nuovamente.
Ma la Signora lo intercetta, gli appare lungo la strada, lo
rassicura sulla salute dello zio e quindi gli chiede di salire nuovamente sulla
collina per raccogliere dei fiori.
Juan Diego esegue gli ordini e trova la
cima del colle ricoperta di bellissimi fiori di Castiglia, evento assolutamente
straordinario dal momento che siamo in pieno inverno e che il luogo è una
desolata pietraia. L'indio li raccoglie e li depone nella sua tilma, cioè nel
mantello, per portarli al vescovo Juan de Zumarraga, come prova delle
apparizioni.
Appena Juan Diego spiega il mantello e fa cadere i fiori
raccolti davanti all'alto prelato, avviene un vero miracolo: sul mantello si
disegna l'immagine della Madonna. E` la prova che Juan Diego non è un
visionario, un mentitore e che Maria è veramente scesa dal Cielo per parlare
all'umile indio.
La Tilma e l'immagine si conservano intatte ancora oggi, a
distanza di oltre quattro secoli e mezzo, e si possono vedere nella grandiosa
basilica di Guadalupe, costruita ai piedi del colle Tepeyac, secondo i desideri
della Vergine.
Da questo segno prodigioso nasce la sintesi tra la cultura
azteca e la fede cristiana: l'evangelizzazione del Messico si compie in modo
pacifico e rispettoso delle tradizioni locali.
La tilma miracolosa.
Nell'immagine impressa sul mantello di Juan Diego, la
Vergine Maria è alta 143 centimetri, ha la carnagione meticcia (da qui
l'appellativo di Virgen Morenita), segno di una perfetta commistione tra le
razze europee e indios; è circondata da raggi di sole e con la luna sotto i suoi
piedi, esattamente come la Donna dell'Apocalisse; una cintura le cinge il
ventre, simbolo, presso gli Aztechi, di una donna incinta.
Dal l666 sono
iniziati gli esami scientifici per stabilire la vera natura dell' immagine. Non
si tratta di un dipinto perchè non v'è traccia di colore sulla tela ed è come se
le fibre fossero state impresse con un procedimento "naturale".
Inoltre,
tenendo conto che l'ayate, il tipico, rozzo tessuto di fibre d'agave popotule,
usato in Messico dagli indios più poveri per fabbricare abiti, è un materiale
estremamente deteriorabile, non si riesce a spiegare come abbia potuto
conservarsi la tilma di Juan Diego, su cui è effigiata la Virgen Morenita e che
risulta cosi essere l'unico ayate del XVI secolo ancora oggi intatto. E a nulla
può valere la protezione dei cristalli per fermare lo sgretolarsi del tessuto,
come hanno dimostrato diversi esperimenti.
In aggiunta, si è constatato - di
nuovo inspiegabilmente - che il mantello di Juan Diego respinge gli insetti e la
polvere, che invece si accumulano in abbondanza sul vetro e sulla cornice.
Nel 1791 si verificò un incidente: alcuni operai lasciarono cadere una
soluzione detergente di acido nitrico sulla tela, ma essa, anzichè deteriorarsi
irreparabilmente, rimase inspiegabilmente integra e, anzi, si vede bene che le
due macchie giallastre della reazione chimica stanno sbiadendo con il passare
del tempo.
In passato vi furono anche tentativi di ritoccare
"pittoricamente" l'immagine della Vergine, dovuti probabilmente o alla esagerata
devozione dei fedeli, ma i colori si sono dissolti quasi subito. I risultati più
strabilianti ottenuti da analisi scientifiche provengono dall'osservazione degli
occhi della Madonna. Le pupille, il cui diametro originale misura appena otto
millimetri, sono state elaborate elettronicamente mediante computer e ingrandite
fino a 2500 volte, con un sistema identico a quello impiegato per decifrare le
immagini inviate sulla Terra dai satelliti orbitanti nello Spazio.
Bene,
nelle iridi della Vergine di Guadalupe è riflessa distintamente ed
inequivocabilmente la scena di Juan Diego che apre la sua tilma davanti al
vescovo Juan de Zumarraga e agli altri testimoni del miracolo.
Siamo di
fronte ad una vera e propria fotografia, infinitamente minuscola e invisibile
all'occhio umano, di ciò che accadde il l2 dicembre l531 nel vescovado di Città
del Messico. Poichè l'immagine ritrae la scena con occhi "esterni" ad essa, Jose
Aste Tonsmann (l'ingegnere peruviano che nel 1979 analizzo a computer
l'istantanea) ipotizza che la Madonna fosse presente, sebbene invisibile, al
fatto e abbia "proiettato" sulla tilma la propria immagine, avente negli occhi
il riflesso di ciò che stava vedendo.
Poichè è materialmente impossibile
dipingere tutte queste figure in cerchietti di soli 8 millimetri, si deve
ammettere che nella sua infinita bontà, Dio ha lasciato, oltre quattro secoli
orsono, nel lontano Messico, un segno che ora, grazie alla modernissima
strumentazione scientifica, riusciamo a decifrare sempre meglio. Il segno
riguarda la potente intercessione della Vergine Maria, dunque la conferma di una
verità di fede cattolica, che rafforza la nostra fede e confonde agnostici ed
atei contemporanei.
Ricorda
"Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal
momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'Annunciazione; e
mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti
gli eletti. Difatti, assunta in cielo Ella non ha deposto questa missione di
salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni
della salvezza eterna [...]. Per questo la Beata Vergine è invocata nella Chiesa
con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice e Mediatrice"
(Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen Gentium, 62)
Bibliografia
Giulio Dante Guerra, La Madonna di Guadalupe. Un caso di "inculturazione"
miracolosa, Cristianità, Piacenza l992.
La stessa opera di Giulio Dante
Guerra è leggibile al sito internet http://www.totustuus.org/Guadalupe/Guadalupe0.htm